Francesco De Fabiani analizza la sua trasferta di Planica, tra sfortuna e soddisfazioni
Tempo di bilanci per l’Italfondo dei Mondiali, che porta a casa un bottino di una sola medaglia e non per demerito dei nostri atleti, spesso protagonisti, ma per merito della sfortuna, che più di una volta ci ha messo lo zampino. E siccome ci vede benissimo, lo ha fatto sempre in momenti delicati.
Dopo l’argento nella Team Sprint con la coppia Pellegrino – De Fabiani, tutti si aspettano una Staffetta da applausi e nessuno si immagina una gara da retrovie. Invece, eccola, la sfortuna, capace di rovinare i sogni azzurri, facendo cadere e rompere un bastoncino a Dietmar Nöckler nella prima frazione della staffetta, per poi continuare con la rottura dello sci di De Fabiani in seconda frazione. Gara compromessa, alla faccia dei sogni e della buona condizione dei quattro azzurri.
Tempo due giorni ed eccoci alla prova regina, la 50 km. De Fabiani si sveglia malaticcio e raffreddato, tanto da valutare il ritiro dalla Start List. Invece va al via e va via: si infila magistralmente nel gruppetto di testa – insieme a Pellegrino – ed è sempre davanti per tutta la gara. Quand’ecco che durante l’ultimo giro, a pochi km dalla fine, gli si trancia il bastoncino in un contatto con lo sci di Poromaa. E hai voglia a recuperare in quel frangente, con un branco di lupi scatenati ad azzannare la fettuccia: addio possibilità (probabilità?) di podio e undicesima piazza finale, proprio dietro a Pellegrino, in Top Ten.
«È comunque stato un bel mondiale, molto positivo per me», racconta De Fabiani con serenità. «Se mi avessero detto che avrei preso un argento, avrei firmato a occhi chiusi. La Team Sprint mi ha regalato la seconda medaglia iridata e vale tantissimo. Sono contento della mia forma, sempre costante. Ho esordito con una buona Sprint, chiudendo nei 20, ho sognato nella Staffetta, ma la sfortuna ci ha tolto dai giochi. Ci tenevamo davvero tanto a fare bene, vista anche la vittoria di Dobbiaco».
Quattro le gare di “Defast”, tutte scelte al fine di centellinare le energie per non andare mai oltre le proprie possibilità. Niente Skiathlon, niente 15 km: a giudicare dalla condizione di forma, De Fabiani ha scelto benissimo, portando a casa il miglior mondiale di sempre. Meglio di Seefeld, dove aveva ottenuto il bronzo con Chicco Pellegrino nella Team Sprint.
Riguardo all’ultima prova, poi, analizza la giornata con molta onestà. «La 50 km era l’ultima gara e ci tenevo a chiudere con un acuto», ammette. «Sicuramente avrei fatto meglio non rompendo il bastone, ma onestamente non so se sarei riuscito a salire sul podio: andavano fortissimo davanti. Dispiace per l’inconveniente, ma sinceramente sono più amareggiato per la Staffetta».
Adesso per Francesco un breve periodo di riposo e di recupero in vista delle ultime gare del calendario. «Non andrò a Oslo per la 50 km, perché sono mezzo ammalato e non posso compromettere il finale di stagione. Ma non voglio mancare né a Falun né a Lahti, visto che ci sono ancora possibilità per fare bene in Scandinavia».