Purtroppo non è la prima volta, anche se speriamo sempre sia l’ultima, che il mondo del doping e quello dello sci di fondo si incrociano. I Mondiali in corso a Seefeld, infatti, sono stati investiti dall’ennesimo scandalo che riguarda l’assunzione di sostanze illecite da parte degli atleti e che (almeno per il momento) ha coinvolto tre diverse nazioni: Austria, Estonia e Kazakistan.
Le prime notizie sono circolate nella giornata di mercoledì quando si è iniziato a parlare di una inchiesta che aveva portato al fermo di nove persone tra Seefeld e il centro tedesco di Erfurt. Voci, diventate via via sempre più insistenti e trasformatesi poi in informazioni attendibili, che parlavano di almeno cinque fondisti presenti alla rassegna mondiale trovati positivi all’uso di sostanze proibite. Notizie che hanno trovato una parziale conferma nel momento della assenza di alcuni atleti ai blocchi di partenza per la 15 chilometri in tecnica classica; si tratta dei due sportivi di casa Max Hauke e Dominik Baldauf, i due estoni Karel Tammjarv e Andreas Veerpalu (figlio del due volte campione olimpico Andrus) mentre più altisonante è senza dubbio quello del trentunenne kazako Alexey Poltoranin, due bronzi mondiali conquistati in carriera (lui che è uno specialista della tecnica classica).
Con il passare del tempo sono arrivate anche le prime conferme nei confronti di un’operazione partita dalla Germania che ha portato all’arresto tra gli altri del medico Mark Schmidt, personalità già nota in tema di doping e sport in quanto accusato in passato per alcuni casi di illeciti nel ciclismo.
Il primo a parlare nelle file degli organizzatori è stato il responsabile del fondo austriaco Markus Gandler: «Da quello che è emerso, alcuni atleti sono stati trovati a utilizzare metodi illeciti e doping. Personalmente sono sconvolto non solo perché è successo durante una manifestazione alla quale teniamo molto, ma anche per il fatto che sono coinvolti in prima persona due atleti della nostra federazione, infatti l’operazione ha portato al fermo di Hauke e Baldauf»
Una piaga, quella del doping, che dopo i casi del passato e quelli più recenti che hanno coinvolto l’International Biathlon Union, torna a ripresentarsi anche nello sci di fondo ad alto livello nonostante i controlli degli organi competenti; infatti, per gli atleti che si piazzano nelle prime posizione il controllo scatta ogni volta che salgono sul podio mentre i fondisti che chiudono regolarmente tra i primi trenta al traguardo si sottopongono a circa 7/8 controlli all’anno.