GRANFONDO VALCASIES: UNA SQUALIFICA CHE BRUCIA
Dal nostro lettore e collaboratore Claudio Fontanive riceviamo e volentieri pubblichiamo
Spett.
Granfondo Val Casies
E p.c. ai mezzi di informazione.
Mi chiamo Claudio Fontanive. Ho 42 anni e sono un appassionato di sport. In tanti anni ho preso parte a innumerevoli gare di sci di fondo, bicicletta, corsa su strada e corsa in montagna. Ho sempre avuto la fortuna di tagliare tutti i traguardi. Sono sempre stato consapevole che prima o poi sarebbe arrivato il momento che non sarei potuto essere nella classifica di una gara. Prima o poi capita a tutti. Mai, e poi mai però, avrei pensato di non essere in classifica perché squalificato. Questo fino a ieri.
Sabato 14 febbraio prendo parte alla granfondo Val Casies di sci di fondo in stile classico sulla distanza di 42 chilometri. Una bella gara, che conosco bene perché disputata più volte. Dopo il pranzo con il consueto gruppo di amici consultiamo le classifiche di fine gara e ci scambiamo battute e risate sui tempi. La sera stessa però, un amico mi avvisa di non avermi visto nella classifica ufficiale del cronometraggio, o meglio, di aver notato accanto al mio nome la sigla “DSQ”. Invio subito un email all’indirizzo del sito internet del cronometraggio, senza ottenere risposta.
Il giorno successivo un amico era nella stessa Val Casies per la versione skating. Su mia richiesta, chiede al personale addetto informazioni su quella scritta, e mi riferisce che sarei stato squalificato in quanto mi hanno visto pattinare. Io pattinare? Non me sono capace!
Marcialonga, Vasaloppet, Dolomitenlauf, e tantissime altre gare dei circuiti Worldloppet ed Euroloppet, e molte altre granfondo in Europa. Le ho sempre fatte, e tutte in stile classico, ed e’ tutto verificabile nei dati storici delle gare. . Neanche una gara in skating, perché non mi piace.
No, con queste righe non vorrei fare una patetica recriminazione su ciò che ho fatto oppure non ho fatto. Ma, io pattinare? A quale scopo? I miei tempi sono quelli di un amatore che prende parte alle gare con sacrificio e passione, come molti altri, non certo per arrivare nei primi dieci, cinquanta, o cento.
Vivendo le gare nella “pancia” del gruppo, vi assicuro che in tante gare non ho mai visto nessuno pattinare. In primis perché credo si prenderebbe un sonoro carico di insolenze dagli altri concorrenti, e poi perché, che senso ha!! Certo, capita di fare qualche pattinata quando si cambia binario, oppure capita che qualche pattinata ci scappa in una salita al 20 per cento dove bisogna salire a spina di pesce, ma questo no, non credo si faccia per guadagnare 10 secondi rispetto a chi ci sta davanti, oppure per “fregare” qualcuno.
Magari un giudice ti vede fare due pattinate, e come da regolamento ti squalifica? Formalmente può essere giusto, ma pensate che quell’atleta lo faccia deliberatamente? Credo di no, credo che se lo fa, semplicemente e’ perché “non ne ha quasi più”. Sapete per un granfondista che smacco ricevere una squalifica? Io personalmente mi sento come se avessi commesso una sorta di “truffa”. Ma mi chiedo: verso di chi, e perché lo avrei fatto? E’ davvero brutto, tanto brutto, percepire tante cose che non vanno nello sport, e poi essere squalificati per aver praticato uno stile che non si e’ neanche capaci di fare. E credo che le centinaia di atleti che prendono parte alle granfondo possano tranquillamente confermarlo, sapete, ci si conosce in tanti nelle gare!
Peccato, perché la Val Casies era una gara che amavo. Certamente non ci tornerò più. Non potrei mai gareggiare dove potrebbero ritenere che io in qualche maniera abbia “barato”. E mi dispiace immensamente nello scrivere questo, con la consapevolezza comunque che continuerò a praticare sport a testa alta, in tutte le gare, con la sicurezza di affrontare tutte le sfide solo ed esclusivamente con le mie forze, nell’intento di rispettare gli organizzatori, tutti gli altri concorrenti, e soprattutto, la mia dignità, di cui ne vado (nel mio piccolo) davvero fiero!
Cordialmente
Claudio Fontanive
Agordo (BL)
NOI LA PENSIAMO COSI
Che dire, la lettera di Claudio non richiede alcun commento. Lungi da noi il voler contestare la squalifica, che se è stata comminata è perché sicuramente qualche (zelante) giudice avrà visto il nostro pattinare, e dunque è giusto che venga squalificato nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti.
Tuttavia ci sentiamo di esprimere la nostra incondizionata “vicinanza” a Claudio che, oltre ad essere persona nota nel mondo sportivo endurance per correttezza e stile, condivide con chi scrive e con molti che leggono, quel moderato spirito agonistico che trasforma una granfondo con gli sci stretti, una maratona a piedi o una lunga pedalata, in una giornata da ricordare perché spesa all’aria aperta e con decine di amici. Ecco, è proprio questo che certe giurie dovrebbero valutare al momento di sanzionare qualcuno che, seppur abbia male interpretato un passo, di certo non può essere tolto dalla classifica con ignominia e senza neppure uno straccio di prova.
Il sorriso con il quale Claudio descrive agli amici quanto gli è successo è la miglior risposta a chi quel giorno si è creduto giudice universale sulle cui spalle gravava il duro fardello della giustizia sportiva.
Carlo Brena