Questo ultimo numero della stagione va in stampa proprio il primo giorno di primavera, reduci da un altro weekend trascorso, come molti di voi, sulla neve delle nostre Alpi, e non possiamo restare indifferenti di fronte alla situazione che abbiamo riscontrato (mediamente) in giro per la montagna italiana.
La neve c’è, non tantissima, ma c’è! Non è una materia scomparsa né materia di discussione, come molti TG della sera hanno avuto il “piacere” di annunciare da quattro mesi a questa parte con titoli del tipo “Nel weekend ci aspettano fantastiche temperature primaverili” oppure “Ancora un bel tempo su tutta la penisola”. Bel tempo?
Ma scherziamo!? Il bel tempo d’inverno è una bella nevicata, magari con vento e bufera, con colonnina di mercurio sotto lo zero. Rimettiamo le cose a posto, per favore.
Ma al di là dei titoli giornalistici credo che, dopo aver preso coscienza che le stagioni siano decisamente cambiate e il surriscaldamento globale del pianeta influenzi anche la vivibilità nelle regioni in cui viviamo, dovremmo mettere mano alle nostre abitudini. L’inverno non inizia più al ponte dell’Immacolata ma uno o due mesi dopo. Lo so, è una affermazione dura, ma dobbiamo prendere coscienza che le cose stanno così. Lo dicono i numeri. Lo dicono le statistiche. Tutti vorremmo la neve a novembre, intendo quella naturale, per scatenare i cavalli vapore a dicembre e gennaio, ma ahimè da alcuni anni l’inverno ha traslocato di uno o due mesi.
E forse anche noi dovremmo traslare le nostre aspettative di qualche mese più in là. Con buona pace dei titoli di giornale.
Carlo Brena