EDITORIALE SNOWOMAN

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FIS world cup cross-country, individual sprint, Lillehammer (NOR)

LA STANZA DEL FISIO

Massaggio sportivo
Massaggio sportivo

Giusto il tempo di un massaggio. Un’ora scarsa. Nella stanza del fisio puoi mostrarti semplicemente per quello che sei. La corazza da guerriero che sfida i vichinghi nordici a suon di spinte appoggiata ai piedi del lettino da massaggio; disteso lì sopra puoi abbassare le difese. Quelle mani abili sciolgono le tensioni muscolari e anche quelle nell’animo, quelle tensioni che non si vedono, celate dentro di noi. La stanza del fisio è il luogo in cui si celebrano con maggiore genuinità i successi, quello in cui poter sfogare qualche lacrima di delusione, il luogo in cui si fanno analisi e progetti. Ma è anche il luogo in cui concedersi un po’ di spensierata leggerezza, tra pettegolezzi e risate. Il fisioterapista ci accompagna in ogni spinta. E’ il punto di riferimento prima della partenza e aspetta trepidante dopo la linea del traguardo: vive con noi gioie e sconfitte. E, dentro quella stanza, è colui che riesce a farti parlare. Anche quando non ci sono parole. Oggi è così. Le mutevoli condizioni meteorologiche ci hanno messo a dura prova e i nostri materiali non sono stati all’altezza: inevitabilmente la prestazione ne ha risentito. Appena mi distendo sul lettino sono riluttante a parlare, rispondo a monosillabi alle sue domande. Vorrei solo chiudermi in me stessa. Ma a una delle sue battute non riesco a trattenermi e abbozzo un timido sorriso. E questo rompe il silenzio: inizio a confidargli le mie sensazioni. Gli descrivo la mia convinzione, la voglia di recuperare tante posizioni alla partenza. Lo sa: è sempre il suo l’ultimo sguardo che incontro prima del cancelletto. Lo scoramento che ho provato poco dopo, quando ho capito che la tenuta sotto lo sci non sarebbe stata quella giusta per fare una bella prova. E l’impotenza, vedendo le avversarie sorpassarmi, senza che avessi neanche il tempo di reagire. Lui annuisce paziente. Come fossero di qualcun altro, ascolto le mie parole e rivivo la mia gara. Mi sembra di vedermi, lì a soffrire su quella salita infinita aggrappandomi alle braccia e alla speranza vana che ci potesse essere ancora qualcosa da salvare nella prestazione di oggi. E ancora l’amarezza all’arrivo: proprio nei suoi occhi ho visto specchiata tutta la mia delusione. Sbagliare con i materiali capita, ma in questo avvio di stagione dove tutti si aspettano tanto, noi per primi, fanno male. Con uno sguardo mite e attento, il fisio mi fa capire che ci saranno altre opportunità, che arriveranno giornate perfette. Soprattutto, quegli occhi mi dicono che continua a credere in noi. Le parole, come il suo trattamento, sono terapeutiche: scendo dal lettino, le mie gambe sono rinate. E con loro la voglia di dare il meglio di me. Mi prometto che, la prossima volta che entrerò qui, non mi basterà il tempo per raccontare tutti i dettagli di una prestazione ottima. Rimetto la mia corazza. Sono pronta per la prossima battaglia.

Virginia De Martin Topranin